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Nata alla fine del Settecento in una famiglia dell’alta aristocrazia britannica – era nipote del primo ministro Pitt il Giovane – alla morte dello zio lady Hester lasciò per sempre l’Inghilterra e, dopo aver a lungo viaggiato nel Mediterraneo al tempo delle guerre napoleoniche, si stabilì nei domini del sultano ottomano, che rispettava profondamente, in un diroccato e isolato ex-monastero sul Monte Libano, orientalizzandosi e divenendo una sorta di profetessa che tutti i viaggiatori europei in quelle regioni cercavano di incontrare. Tra questi, il poeta Lamartine scrisse intense pagine sul loro incontro, e fu solo uno dei tanti.
Così – dopo aver ricavato (concretamente e metaforicamente) nella mia casa la famosa “stanza tutta per sé” di cui parla Virginia Woolf, cominciai a scrivere e a viaggiare nelle biblioteche di Londra e in quelle italiane in particolare, tra cui la splendida Marciana in piazza san Marco. E scrissi, a mano, centinaia di pagine sulla vita e i viaggi di quella che è considerata l’archetipo della viaggiatrice. Anche trovare un editore fu un’impresa epica, un’avventura travagliata che durò una decina di anni e implicò, fra l’altro, il sacrificio di due terzi del mio scritto. Nel frattempo però avevo anche cominciato a viaggiare – con la mia figlia minore, Marianna, allora bambina: una bambina acuta e deliziosa, la migliore compagna di viaggio che io abbia mai avuto – sulle tracce di lady Hester. Viaggiando nei paesi intorno al Mediterraneo orientale e meridionale, ripercorrendo itinerari di viaggi già fatti in precedenza, e nel “Levante”, giunsi nel deserto siriano, nella magica Palmira dove lady Hester era stata incoronata regina dalle bambine beduine. Invitata nel palazzo di Chevening nel Kent, dove la nobildonna era nata, vi ho portato il mio libro, finalmente pubblicato, “Sulle tracce di lady Hester Stanhope”, che ora si trova esposto in una vetrina – l'unico in italiano - tra altri scritti in varie lingue su di lei. Per sapere di piu |
"Mentre prepari la colazione, pensa agli altri, non dimenticare il cibo delle colombe. Mentre fai le tue guerre, pensa agli altri, non dimenticare coloro che chiedono la pace. Mentre paghi la bolletta dell’acqua,pensa agli altri, coloro che mungono le nuvole. Mentre stai per tornare a casa, a casa tua, pensa agli altri, non dimenticare i popoli delle tende. Mentre dormi contando i pianeti, pensa agli altri, coloro che non trovano un posto dove dormire. Mentre liberi te stesso con le metafore, pensa agli altri, coloro che hanno perso il diritto di esprimersi. Mentre pensi agli altri, quelli lontani, pensa a te stesso, e dì: magari fossi una candela in mezzo al buio." (Mahmud Darwish, poeta palestinese) |
"Secondo un antico apologo arabo, esistono tre tipi di viaggiatori. C’è chi procede coi piedi: i suoi passi s’impolverano su piste assolate, s’inerpicano su erte scoscese, si riposano in valli, oasi e locande. Costoro sono i mercanti, i cui percorsi sono retti da fini precisi e il cui viaggio è sempre e solo un transito. C’è poi chi avanza per strade e città con gli occhi: costui vuole scoprire e sapere, sostare in antichi castelli e penetrare in città abbandonate, perdere lo sguardo negli arabeschi di un bassorilievo e nell’orizzonte luminoso di un panorama. Costoro sono i sapienti. Infine c’è chi viaggia col cuore: egli non s’accontenta di camminare, visitare, sapere, ma vuole vivere con gli uomini e le donne delle regioni attraversate, ascolatrli e parlare con loro e “mettere in luce la perla segreta di Dio” che dappertutto s’annida. E costui - conclude l’apologo – è il pellegrino."
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